Poetica

Introduzione

Dal racconto di origine orientale:
Avendo udito di un monaco eremita noto per la sua straordinaria abilità nell’arte del tiro con l’arco, un giovane arciere volle andare a conoscerlo.
Giunto nel bosco indicatogli dalla gente del villaggio vi trovò una moltitudine di alberi sul cui tronco era dipinto un bersaglio; nel centro perfetto di ciascuno di essi stava ben conficcata una freccia.
A quella vista il ragazzo rimase a bocca aperta, pensò: “devo assolutamente conoscere il segreto di tale perfezione!”.
Si fece allora avanti l’eremita e il giovane arciere emozionato lo interrogò.
Il monaco con un sorriso rispose:

“L’arco si tende,
la freccia vola.
Ovunque questa si pianti,
là dipingo il suo centro.”

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La Poetica

La mia sperimentazione è incentrata sull’esperienza del processo creativo in sé.
I disegni, per come appaiono, sono la risultante di un particolare approccio, più che della volontà di rappresentare un soggetto o di veicolare un messaggio predeterminato.
Si può affermare che l’opera non sia espressione di una diretta intenzione, quanto di un’azione “indiretta” nella misura in cui l’artista, abdicando alla volontà propria, si rende disponibile ed a servizio delle circostanze in divenire, senza forzarne la naturale direzione.
Ugualmente, non c’è una poetica prestabilita che promuova la realizzazione dei miei lavori.
L’artista è primo spettatore e testimone dell’opera nella sua fondazione; egli stesso scopre di volta in volta la “poetica” di cui essa è tramite, attraverso l’esperienza e l’abnegazione al processo creativo, e in proporzione alla sua capacità di accoglierne l’ineffabile valore.
Qui l’uso del termine “capacità” appare quanto mai appropriato se si considera la sua origine etimologica: “capacità” è “attitudine a contenere”.
Più una bottiglia è “vuota”, più è “capace”. Da qui la necessità di essere spogli di contenuti e volontà, perché il vuoto che deriva dalla loro scomparsa possa essere colmato con naturalezza da “ciò che è”.

Trenta raggi convergono in un mozzo
dal vuoto centrale dipende l’utilità del carro.
Si modella l’argilla per fare un vaso
dal vuoto interno dipende l’utilità dello stesso.
Si aprono porte e finestre per fare una casa
dai vuoti dipende l’utilità della casa.
Infatti è solo dal non-essere
che si realizza l’essere.
Tao te Ching, Lao Tzu, Cap XI.

Dal punto di vista di chi scrive l’esperienza dell’arte è l’occasione per perfezionare questa “capacità”, la quale pare essere caratteristica dell’uomo ed anzi, proprio in questa contraddittoria forma di vita, sembra poter occasionalmente manifestare il suo massimo potenziale.
Va da sé che l’opera d’arte, benché possa mostrare i segni di una tensione spirituale, non è che un tentativo.
Proprio nell’essere compiuta, l’opera, nella sua immobile definizione, contraddice la sua stessa pretesa di cogliere l’indefinibile.
Da questo punto di vista, ciò che propongo con il mio lavoro è una collezione di esercizi spirituali intensamente partecipati. E’ il resoconto in divenire di un viaggio nelle viscere dell’Essere e dei suoi mutamenti, attraverso le composizioni atomiche della materia, verso destinazioni ignote.

Il Tao di cui si può parlare
non è l’eterno Tao.
Il nome che può essere nominato
non è l’eterno nome.
Il non-essere è l’inizio del cielo e della terra.
L’essere è la madre delle diecimila cose.
Andando verso il non essere
si può contemplarne i prodigi
andando verso l’essere
si può contemplarne i confini.
Questi due hanno un’origine comune
manifestandosi hanno nomi differenti.
Ciò che hanno in comune io lo chiamo il mistero
il mistero supremo
la porta di tutte le meraviglie.
Tao te Ching, Lao Tzu, Cap I.